A Roma si racconta che...
Le luci di Roma
Roma si veste di luce: quella di un pomeriggio di maggio, quella tagliente e rossastra dei tramonti di ottobre, quella squillante e quasi insopporabile dell’estate capitolina. La città si crogiola al sole, come i gatti accumulano calore in vista della notte. A volte, grazie al genio di qualche architetto del passato, i raggi di luce contribuiscono a creare qualche meraviglia. Basta sbucare da un vicolo, entrare in una piazzetta nascosta, per diventare improvvisamente testimoni di un miracolo. Come nel caso della grande lanterna costruita dal Borromini sul pinnacolo del rione S.Eustachio. I riflessi di luce della Chiesa di S.Ivo sono incredbilmente diversi in ogni momento del giorno e in ogni stagione.
Storia di un gabbiano di Trastevere
Pochi sanno che il Tevere, un tempo, era ricco di storioni. Fino al Medio Evo il mercato del pesce si teneva sui blocchi di travertino del Portico d’Ottavia. La testa degli storioni più lunghi di un metro doveva andare agli amministratori come tassa. Gli storioni del Tevere sono ormai estinti - l’ultimo fu pescato agli inizi del ‘900 - ma gli aromi del pesce si respirano ancora nel pastone indistinto di casette, vicoli e frammenti di rovine dei quartieri più antichi della città. Una piccola pescheria, sepolta nell’intrico dei vicoli di Trastevere, è stata scoperta da un grande gabbiano, che viene regolarmente ogni giorno a pretendere la sua razione di pesce fresce. Una garanzia per gli avventori…
Un giorno a Villa Borghese
Nel 1934, all'interno del parco di Villa Borghese fu costruita la "Casa di Topolino", con una superficie di 71 metri quadrati. Oggi, con i suoi 63 posti a sedere, il “Cinema dei Piccoli” è considerato il cinema più piccolo del mondo: è stato inserito nel Guinness dei primati come l’"edificio più piccolo del mondo adibito a spettacoli cinematografici".
Non si dovrebbe lasciare Villa Borghese senza visitare almeno una volta la Galleria che ospita capolavori di Raffaello, Caravaggio, Rubens, Tiziano: è stato scritto un libro per spiegarli ai ragazzi… Non manca una fontana dei desideri, con il fondo cosparso di monetine. Facciamo un giro in barca fra gabbiani, papere, tartarughe e grosse carpe, intorno al Tempietto dedicato ad Esculapio…
Il macabro di Roma
Anche se al solo pensiero di vedere teschi e ossa incrociate ci si sente mancare, si può imparare ad amare la parte oscura di Roma, in un percorso, spesso sotterraneo, che va fatto con lo stesso spirito con cui si sceglie dientrare nella casa degli orrori al Luna park. Il più famoso omaggio alla morte si trova nella Chiesa dei Cappuccini, proprio nella strada che simboleggia i giorni fantastici della Dolce Vita. In passato, ogni giorno di sopravvivenza era una vittoria; la vita consisteva in una lotta continua contro malaria, fame, risse, duelli e altre simili delizie. Pochi dei frettolosi viandanti odierni di via Veneto sanno che in quel luogo, nel 1627, furono impiegati ben 300 carretti per spostare 4000 cadaveri di monaci.
Il fianco marmoreo di palazzo Farnese biancheggia in modo sinistro nella luce della luna piena. Vicino a una clessidra sono scolpiti i motti “tempus fugit”, “hodie mihi cras tibi”: è l’ingresso ad un altro ossario… Seguendo le rive del fiume concludiamo questa sinistra avventura raggiungendo una strana chiesa, sormontata da guglie gotiche, che nasconde un altro singolare museo dedicato alle anime del purgatorio.
La cima della cupola di S.Pietro
Per aspera ad aspra: sembra il modo più approprato per descrivere la salita sino alla lanterna del “cupolone”. La fatica è solo in parte mitigata dalla tecnologia: un piccolo ascensore si arresta nel punto dove comincia una scala a chiocciola fatta di 320 scalini. Ma alla fine, lo spettacolo maestoso del paesaggio di Roma fa dimenticare tutto La città è ai nostri piedi, simile a un immenso puzzle, un mosaico di intonaci di tutti i colori. L’ansa del fiume sembra una collana di giada…
La chiesa più grande e la più piccola
Scendiamo verso l’interno della Basilica, una città d’arte e di fede che può contenere 20000 persone, costruita in 140 anni di lavori ininterrotti.
Ma le dimensioni non sono tutto… Come viene dimostrato da un capolovaro architettonico del 1600, la Chiesa del Carlino: fu costruita dal Borromini in uno spazio equivalente ad uno dei piloni che sorreggono la cupola di S.Pietro. Grazie a prospettive illusorie e infiniti trucchi ottici di cui ancora oggi è difficile rendersi conto…
Il primo fumetto della storia
Per quanto si possano esplorare le vie e i monumenti di Roma, resta sempre la sensazione di aver mancato qualcosa di importante. Ogni metro racchiude storie e segreti senza fine. Qualcuno ha detto che visitare la basilica di S.Clemente significa sfogliare la storia di Roma come una cipolla, inoltrarsi in un viaggio nei secoli… Scendiamo nei sotterranei di una chiesa che appare già antica, per scoprirne una ancora più antica, e poi, scendendo ancora, ci appaiono immagini di vita della capitale dell’impero a 100 anni dalla nascita di Cristo… un vero capitombolo storico. In questo labirinto troviamo anche il primo fumetto della storia – il dipinto della leggenda di Sisinno, con i dialoghi che appaiono vicino alla testa dei personaggi - e la prima parolaccia, scolpita in modo dissacratorio su di un monumento. Il luogo è reso ancora più suggestivo dai sussurri ben distinti di un fiume sotterraneo… il Rio Labicano.
La casa dei mostri
Appoggiare i piedi sulla sommità dei gradini di Piazza di Spagna è come mettere una bandierina in una immaginaria mappa del mondo, per dire: “ecco, sono stato a Roma!”. Il rito può considerarsi compiuto aggiungendo anche il lancio di una monetina nella Fontana di Trevi, un’occhiata al “buco di Roma” e mettendo la mano dentro la Bocca della Verità. Ma ci sono innumerevoli mete per un’esplorazione molto meno tradizionale. La casa dei Mostri, ad esempio, ha un aspetto inquietante e curioso: una bocca demoniaca chiude tra le sue fauci il pesante portone, altri mostri stringono tra i denti le finestre. Ma non fu voluta dal suo fondatore, nel 600’, per incutere paura…
Far la spesa dai monaci di S.Croce in Gerusalemme
Il 24 giugno, i Romani si incontravano nella strada che unisce la Basilica di S.Giovanni in Laterano e quella di S.Croce in Gerusalemme, illuminata a giorno da fuochi destinati a cacciare le streghe nella notte più corta dell’anno; i “carciofari” venuti dall’Abruzzo, armati di arpe, violini e triangoli, intonavano questi versi: “Stanotte è S.Giovanni, notte d’incantesimi, notte de magìa \ le streghe, in groppa ai diavoli, volano in compagnia”.
L’inimicizia e il malocchio si allontanavano a colpi di stornelli e vino rosso, si seppelliva ogni rancore davanti al tradizionale piatto di lumache in umido. Dietro ai fuochi che facevano rosseggiare le Mura Aureliane, i romani si godevano il fascino della notte estiva, e per di più con la benedizione dei preti! Nell’aria c’era anche odore di erbe, perché i cistercensi coltivavano un orto: lo stesso che si è conservato sino ad oggi, rigoglioso come cinque secoli fa.
Ogni pianta, dal mirto all’iris, al fico, all’olivo, è stata posizionata tenendo conto anche della “coerenza storica”! I frutti sono talmente abbondanti che in alcuni giorni la comunità li mette in vendita.
Fare la spesa in questo particolare mercato è una buona occasione per scoprire altri segreti. Ad esempio che Elena, la madre di Costantino, aveva costruito una cappella familiare, sulla quale poi era stata eretta una vera e propria basilica per custodire reliquie preziosissime della fede, come la croce e i chiodi di Cristo… Sotto una lastra di vetro è ancora visibile la terra battuta che costituiva il pavimento originario della cappella, vicino ad una statua di Giunone, ricuperata ad Ostia, che fu adattata ad impersonare l’imperatrice madre. La collezione di reliquie era talmente importante che nel Cinquecento venne inclusa da S.Filippo Neri nella lista dei luoghidi culto più importanti: il famoso pellegrinaggio delle Sette Chiese. L’ingresso però venne interdetto alle donne, dimenticandosi che all’origine della basilica c’era proprio il lavoro di un’esponente della “categoria” esclusa dalla sacra venerazione…
Riviviamo insieme ai gatti il più famoso complotto della storia
I gatti la fanno da padrone, nell’Area Sacra di Largo Argentina: solo qualche metro più in alto, la vita scorre veloce… Ed è in compagnia dei gatti che possiamo rivivere il più famoso complotto politico della storia… Proprio qui infatti i cospiratori guidati da Bruto attesero Gulio Cesare, incurante di tutti i presagi negativi che il suo aruspice etrusco di fiducia gli aveva fornito… Mussolini si commosse di fronte alla scoperta di questi resti e fermò i picconatori che avevano iniziato a demolire alcuni edifici. I gatti sembrano sorridere, incuranti sia delle lacrime del duce che delle coltellate inflitte a un altro dittatore duemila anni prima…
Le fontane di Roma
L’acqua ha segnato la storia di Roma: quella del fiume, che invadeva ciclicamente le case, quella degli acquedotti, e quella delle fontane: non solo a soddisfare la sete ma anche a tradursi in simbolo di prestigio per le dinastie più potenti. Come nel caso della Fontana del Mascherone, voluta dai Farnese nel ‘500, al termine di una diatriba con papa Gregorio XV, che era riuscito a portare a Roma l’acqua di Bracciano utilizzando gli archi dell’antico acquedotto di Traiano.
Una storia che sembra uscita dalla penna di uno scrittore inizia con una riunione di cardinali, in un pomeriggio di agosto del 1570. Terminati i lavori di ripristino dell’acquedotto Vergine (quello che scorre sotto la strada che si chiama appunto via Condotti), era stato stilato un elenco di fontane da costruire grazie al finanziamento delle famiglie nobili: nella lista c’erano Piazzza Navona, Piazza della Minerva, Campo dei Fiori, ed anche il quartiere del Ghetto, che doveva ricevere una sua fontana, in Piazza della Giudea. Ma nel dibattito si infilò a gamba tesa la potente famiglia dei Mattei, che avevano fatto fortuna con il commercio del grano. Pur di vedere la piazzetta davanti al loro palazzo ornata con questo vero e proprio status symbol, il capofamiglia era disposto a sobbarcarsi le spese della sua costruzione e del suo mantenimento. Una fontana era a quel tempo un piccolo microcosmo, che circondava le corti nobiliari con un pullulare continuo di servi, tirapiedi e parenti alla lontana. La fontana dei Mattei si costruì, e a farne le spese fu la fontana del Pianto di piazza della Giudea, la cui costruzione venne rimandata di un secolo. Ma la storia della Fontana delle Tartarughe non finisce qui: su questo vero e proprio monumento d’acqua, in origine, non poggiavano le tartarughine di bronzo, che pare siano state disegnate dallo stesso Bernini, ma dei delfini, che nessuno sa perché siano stati rimossi... Di sicuro, per quanta confusione regnai ininterrottamente da cinque secoli intorno alla fontana, le buffe tartarughine sospese nella ricerca di un appiglio sembrano all’opposto invitare a non affrettarsi, a fare una pausa per ammirare un altro piccolo gioiello della Roma antica.
Un’altra leggenda legata a questa fontana vuole che il Duca Mattei avesse invitato il padre della sua fidanzata ad affacciarsi alla finestra di un salone per ammirare per la prima volta la preziosa fontana, e poi, dopo aver così guadagnato la sua approvazione al matrimonio, avesse ordinato di murare quella finestra… La sua cornice murata è visibile ancora oggi. La rete di distribuzione dell’acqua ha condizionato la storia e l’urbanistica di Roma…
Un’altra storia può essere facilmente documentata. Si tratta della palla di cannone che Cristina di Svezia tirò una volta da Castel S.Angelo, colpendo il portale di bronzo di Villa Medici. Coperta di muschio, la palla è ancora lì, sul piatto della fontana, e il portale ha ancora l’incavatura prodotta dal colpo. Sembra che la stessa regina Cristina sia caduta nell’equivoco di ringraziare le autorità di Roma “per aver aperto in suo onore” l’acqua delle fontane, mentre invece si trattava di un fatto normale per la città…
Campo dei Fiori
Il nome di questa piazza vivace, il suo clima festoso, non lasciano presagire i tragici roghi decisi nel ‘600 dal Tribunale dell’Inquisizione. Ma una statua ottocentesca ricorda il nome di Giordano Bruno, messo al patibolo per aver appoggiato le teorie eliocentriche di Copernico, e diventato un simbolo della forza del libero pensiero contro ogni censura e autorità…
La fontana delle anfore e il monte dei cocci
Una fontana sormontata da una piramide di anfore è un omaggio all’antico scalo romano sul Tevere, vicino al ponte Sublicio. Il trasporto via acqua, molto più economico di quello terrestre, era privilegiato nell’antichità. Le merci venivano scaricate sulla spianata vicino al ponte, e quelle contenute negli orci di terracotta venivano subito separate dai loro contenitori, perché la terracotta non smaltata all’interno non era adatta alla conservazione di alimenti deperibili e non poteva esseer riutilizzata. Per quesa ragione le anfore venivano rotte, e i cocci gettati in uno stesso luogo, che con il tempo, cominciò ad assumere l’aspetto di una vera e propria piccola montagna…
La porta magica di Piazza Vittorio
Oro per tutti! In una delle piazze più affollate di Roma, è a disposizione di chiunque un tesoro… ma, piccolo dettaglio da non sottovalutare, esso è ancora da scoprire… C’è una iscrizione che garantisce ricchezze immensurabili a chi sappia decifrarla. Né più né meno che una ricetta per fabbricare l’oro…
Si sedes non is: Se siedi non procedi. Ma può anche essere letta al contrario, se non siedi procedi. Questo motto potrebbe essere considerato lo slogan di tutti i turisti in visita a Roma, in realtà fa riferimento all’avventura del Marchese di Palombara nei meandri dell’alchimia. Negli anni, il mistero dei simboli magici e delle formule scolpite su questa porta hanno esercitato un fascino irresistibile sui visitatori. Qualcuno ha tentato di interpretare i segni incisi in mezzo a simboli di pianeti e frasi in ebraico, come le istruzioni per trasformare ogni più vile metallo in oro. E’ di questo infatti che si dibatteva, nella cerchia di intellettuali che si riuniva intorno a Cristina di Svezia, nei primi del ‘600. Forse, a quel tempo, era veramente riuscita la trasformazione delle trasformazioni… Sembra però più probabile che debba ancora farsi avanti qualcuno capace di decifrare la magica formula per fabbricare l’oro…
I buchi del Colosseo
Gli innumerevoli fori che si scorgono sulle pareti del Colosseo devono la loro origine alle grappe che i Romani usavano nelle costruzioni. Ma nella tradizione popolare è ancora viva una leggenda. Si tratterebbe di cavità praticate dai Barbari per inserire candeotti di esplosivo e far saltare in aria il monumento… Un anacronismo, però, che si fonda sulla ipotesi che già le orde di Gengis Khan conoscessero la polvere da sparo… Comunque, sarebbe stata solo fatica sprecata… e anzi da questo tentativo fallito nacque la fede che il Colosseo fosse indistruttibile, ben espressa nel motto “finché dura il Colosseo anche Roma durerà…” Oggi però il Colosseo è minacciato da nuovi pericoli, erbe rampicanti e inquinamento…
Un colpo fallito
Possibile che qualcuno volesse rubare l’elefante che sostiene l’obelisco in piazza S.Maria sopra Minerva? Eppure è così: la scultura del Bernini aveva acceso la fantsia di un turista, che si era messo in testa di comprarlo e portarselo in patria. Naturalmente trovò orecchie da mercante alla sua proposta… Ma deve un abile uomo d’affari indietreggiare di fronte a un ostacolo? Quel signore pensava evidentemente di no, e escogitò un piano per impossessarsi dell’oggetto dei suoi desideri. Assunse una squadra di operai, ai quali raccontò semplicemente che era stato incaricato di spostare l’obelisco, e ordinò loro di procedere senza indugio. Detto fatto, si cominciò a scavare. Tutto sembrava filare liscio, nessuno faceva attenzione: si scavava lì come in uno dei tanti punti della città... Ma il caso si mise di traverso… Gli operai ingaggiati dall’intraprendente amatore d’arte avevano già liberato la base del monumento, quando si presentò una delle tante squadre che curano la pavimentazione delle strade, con l’incarico di restaurare il selciato proprio in quel punto. Il capo degli operai volle naturalmente informarsi, e venne indirizzato all’”americano” che aveva commissionato i lavori… Il quale mangiò la foglia, e dopo qualche risposta evasiva scomparve senza lasciare traccia…
Chi sa altrimenti dove si troverebbe ora il Pulcino della Minerva!
Intrighi di artisti
Bernini e Borromini, i sommi architetti del ‘600, rivaleggiavano nell’arricchire la città di monumenti memorabili… Ma perché le figure della fontana centrale di Piazza Navona volgono le spalle alla Chiesa di S.Agnese? La vera storia è conosciuta da pochi… Un altro aneddoto ci fornisce la ragione della presenza del cosiddetto angelo puntello, collocato in modo singolare a metà altezza sul lato sinistro del frontone di S.Andrea della Valle dall’artista incaricato di decorare la facciata. Egli voleva in questo modo manifestare la sua disapprovazione per il progetto della Chiesa, che trovava troppo alta e stretta, al punto da dare l’impressione che dovesse crollare da un momento all’altro: “Solo così, grazie al mio angelo, si potrà evitare il pericolo del crollo!”.
Il piede di marmo
All’improvviso, sbucando da un vicoletto ci appare un gigantesco piede di marmo, per di più calzato di un sandalo. Per combinazione, a poca distanza, c’è una vecchia bottega di calzolaio. Nessuno saprebbe dire come e perché il gigantesco frammento si trovi lì. Un altro mistero circonda l’origine di un altro grande blocco marmoreo, un tronco di colonna che secondo la tradizione, ospita una incredibile cicatrice addirittura il segno lasciato da un colpo della spada del Paladino Orlando!
La casetta della vecchia
Quando il principe Altieri decise di intraprendere la costruzione del grande palazzo che porta il suo nome, solo la vedova di un calzolaio si rifiutò di lasciare la sua abitazione o di venderla. E, per decisione del Papa in persona, l’architetto ricevette ordine di rispettare la volontà di questa ostinata signora e inglobare la piccola abitazione nella erigenda nuova dimora pincipesca. La “casetta della vecchia” stride ancora oggi con l’imponenza di palazzo Altieri, con le sue piccole finestre e la sua angusta porta in gran mostra proprio all’angolo fra via di S.Stefano del Cacco e piazza del Gesù. Ad osservare questo spicchio di passato, sembra ancora di udire, sopra i sanpietrini, il frastuono dei pisciabbotte, i carretti che trasportavano l’acqua per pulire le strade.
Il delitto della Scala dell’Ara Coeli
Intorno al 1600, nei mesi caldi, la grande scalinata antistante la Chiesa dell’Ara Coeli era usata come rifugio per la notte dai contadini che portavano in città le loro mercanzie: ma tale bivacco notturno irritava il principe Caffarelli, che aveva ricevuto il terreno in dono dall’Imperatore Carlo V. I suoi servi, nel tentativo di far rispettare l’ordine di tener sgombra la scala, riuscivano appena a liberare qualche gradino, che di nuovo la sommità si trovava ad essere occupata. Il principe perdette allora la pazienza e ricorse ad un metodo efficace, ma brutale. Lasciò passare qualche notte tranquilla, e quando i contadini iniziavano ormai ad illudersi di poter rimanere in pace, ordinò ai servi di riempire delle grandi botti di pietre, e di lasciarle rotolare sulle persone addormentate. La storia attesta che molti furono i morti e i feriti causati da questa “legittima difesa di proprietà”. Ma dopo quella notte tragica il principe ottenne il suo scopo. Forse per espiare un delitto così grave, da quel giorno la scala dell’Ara Coeli venne annoverata fra le “Scale Sante”.
Il quadro più grande del mondo
In fondo all'abside della chiesa dei SS Apostoli si trova, se non il quadro più grande del mondo, almeno quello di maggiori dimensioni esistente a Roma, con I suoi venti metri di larghezza per dieci di altezza. Opera di Domenico Muratori, raffigura il Martirio degli Apostoli Filippo e Giacomo.
La leggenda del Drago
Nel Foro Romano vicino alle tre colonne del Tempio di Castore e Polluce, aveva la sua tana un enorme drago che con il suo alito pestifero ammorbava l’aria, uccidendo chi si trovava nelle vicinanze. Il coraggioso papa Silvestro, armato solo di un filo di seta, scese da solo verso la pozza d’acqua in cui si annidava il drago, senza permettere a nesuno di accompagnarlo. La forza della fede vinse il mostro, che si lasciò legare con il debole filo di seta. Il Papa fece seppellire il suo corpo sotto le colonne, e in quel punto poi fece costruire una chiesa che, in ricordo dell’aiuto ricevuto dalla Vergine , dedicò a S.Maria Liberatrice. Questo secondo la leggenda… La storia vuole che in quel luogo si trovava uno stagno maleodorante, a causa del quale erano diventate molto numerose le zanzare anofele portatrici di malaria. Nell’ignoranza, all’epoca, della vera causa di quel male, il popolo l’attribuì a “mala aria”. E cioè, si credeva che il male dipendesse dalla cattiva aria che emanava dallo stagno, mentre non era colpa né dell’aria, né di un mostro smisurato, bensì delle minuscole zanzare…
La quercia del Tasso
E’ frequente, a Roma, che modi di dire apparentemente banali, in uso fra la gente del popolo, abbiano un’origine storicamente fondata. Una volta ad esempio, alludendo a una persona un po’ bizzarra, si usava dire, portando l’indice alla fronte: “Questo è di S.Onofrio!” Secondo alcuni studiosi, l’espressione si riferisce addirittura alla permanenza a Roma del poeta cinquecentesco Torquato Tasso, il quale soffriva di una malattia non ancora nota all’epoca, e per questo, trascorse molti anni nel convento di S.Onofrio, che portava lo stesso nome del grande manicomio sorto in seguito nella città.
Piazza del Popolo
Altre volte, dietro un nome molto famoso, si cela una realtà molto diversa da quanto comunemente si crede. Ad esempio, piazza del Popolo, deriva il suo nome dal latino populus, ossia “pioppo”. Sarebbe stato proprio Nerone a piantarvi un grande bosco. E’ questo uno dei quattro o cinque luoghi che si contendono il privilegio di ospitare la tomba maledetta dell’imperatore, abitata da spiriti e demoni che, di notte, allarmavano la popolazione. Tanto che Papa Pasquale ordinò di abbattere il magnifico albero di noce ai cui piedi riposavano le ossa di Nerone. Un evento descritto con precisione nei bassorilievi che fiancheggiano la Chiesa di S.Maria del Popolo. Per un curioso anacronismo, a fianco di Papa Pasquale, già nel 1099, è presente la Guardia Svizzera, mentre invece essa venne istituita soltanto nel 1505.
Acqua in bocca
Un altro modo di dire, “acqua in bocca”, si usava un tempo comunemente, a Roma, per lodare le brave mogli. Non sembrerebbe che l’espressione abbia bisogno di una giustificazione storica, eppure essa esiste!
Viene nientedimeno che da S.Filippo Neri, il quale era famoso per le sue prediche argute: sebbene fiorentino, era diventato molto popolare a Roma, beniamino non soltanto del popolo ma anche del ceto più elevato. In una orazione consigliò alle donne: “quando state per dare una brutta risposta ai vostri mariti, pensate di avere dell’acqua in bocca! Ancora meglio, quando sentite che vostro marito sta per arrivare, bevete addirittura un sorso d’acqua e tenetelo in bocca!”. Possiamo visitare le camere abitate dal santo nella chiesa che era riuscito a far costruire dal Papa, vicino alla collezione vallicelliana, la più bella biblioteca romana.
Case di uomini illustri
Qualcuno ha detto che a Roma, volendo citare scrupolosamente tutti gli edifici in cui hanno abitato delle celebrità, bisognerebbe nominare una casa su tre… Ma forse poche hanno conservato il loro aspetto originale. Alcune sono molto famose, come la casa di Goethe in via del Corso. Altre invece sono finite nel dimenticatoio. A piazza Nicosia, sacrificata dai cambiamenti, c’è la casa dove Mozart visse con il padre durante il suo soggiorno romano. Raffaello possedeva una casa in via dei Coronari e un’altra in via Scossacavalli. In via del Babuino c’è la casa dove lavorò Wagner, non lontano da quella del Bernini.
La bocca della verità
L’antica ruota di marmo che raffigura un tritone con la testa spalancata venne usata nel Medio Evo per sottoporre le affermazioni di testimoni e imputati al “giudizio di Dio”: ai bugiardi veniva mozzata la mano! L’oracolo pere la verità era “aiutato”, talvolta, dalla presenza di un armigero dotato di una spada tagliente… Ancora oggi, ancora oggi in alcune famiglie romane, capita che i bambini vengano minacciati di essere condotti davanti alla Bocca della Verità…
Storie di un’isola sul Tevere
Sopra una lapide dell’Isola Tiberina sono stati scolpiti dei segni per ricordare il livello a cui giunsero le inondazioni. Nel 1557 l’intercessione diretta della Madonna salvò l’isola da una piena terribile. Nel 1849, durante la difesa della Repubblica Romana, grazie ad un altro miracolo, una palla di cannone francese andò a conficcarsi sul muro della chiesa, proprio durante una funzione, mancando per un soffio i presenti: e si trova ancora in quel punto!
I romani non hanno dimenticato i coraggiosi tuffi di Mr Okay. Ma il Tevere ha fatto sentire la sua presenza in modo talvolta oscuro… Ancora nel Medio Evo, gli annegati erano così numerosi che esistevano confraternite di volontari che si dedicavano esclusivamente a recuperare i corpi senza nome restituiti dal fiume…
A caccia di stelle
Di giorno… corrono le nuvole, con le loro forme impossibili… poi spunta l’arcobaleno… siamo davanti al Pincio, ecco la prigione dove fu rinchiuso Galileo. Talvolta, di giorno, è visibile anche la luna… Siamo in un altro luogo suggestivo, un’altra prigione di Galileo: la torre dell’osservatorio vaticano. Quando cala la sera, che differenza se osserviamo le stelle a occhio nudo, e poi, dopo che gli occhi si abituano al buio, con un grande telescopio…
I sapori di Trastevere
E’ possibile comprendere il vero spirito di Roma se non si lascia almeno una volta sciogliere lentamente in bocca i granelli di sale grosso che avvolgono la crosta dei bruscolini, se non si aspetta una afosa notte estiva per assaporare la grattachecca o se non si gusta la cioccolata dei frati trappisti? E i biscotti? La signora Anna Innocenti, titolare del più antico biscottificio artigianale di Trastevere ha un modo infallibile di farsi pubblicità. Le basta accendere i forni per attirare i clienti… ma guai ad entrare con l’aria annoiata e l’atteggiamento di chi vuole solo “fare la spesa”! Sarebbe un oltraggio all’antica tradizione dolciaria romana! Qualche ritaglio ingiallito di giornale conferma l’attenzione dedicata dalla stampa, anche all’estero, a questa bottega.